Fin dall'antichità ai sogni sono stati attribuiti significati diversi e complessi, tanto più affascinanti quanto misteriosi, ma le recenti scoperte in campo psicofisiologico ci permettono di ipotizzare quali siano le funzioni del sogno, spiega Il dott. Cosimo Santi, specializzato in psicoterapia Firenze.
Durante il sonno, l'attività mentale prosegue instancabilmente generando pensieri e immagini a forte contenuto emozionale, spesso ancor più che nella veglia cosciente.
Inoltre, nel sonno gli eventi emozionali recenti si collegano a quanto si trova depositato in memoria e questo avviene perché le sedi neurali che sostengono la memoria e le emozioni sono spesso le stesse.
Ma quale tipo di emozioni sono contenute nei sogni? Intuitivamente ci verrebbe da decidere per paura, rabbia, impotenza, disperazione ecc., cioè emozioni a valenza negativa.
Ma i dati scientifici non sempre concordano con il senso comune e anche recentemente sono state fatte valutazioni discordanti.
Famosi ricercatori dell'università di Boston, guidati da Allan J. Hobson, hanno seguito un gruppo di soggetti sani di varia età che, grazie a un sistema portatile di registrazione dei movimenti oculari, potevano farsi svegliare a domicilio esattamente durante la fase REM del sonno, in cui la probabilità di sognare è molto elevata.
Il loro compito era quello di riportare la presenza e l'intensità di eventuali emozioni presenti nel sogno. E' stato riscontrato che nel 70% dei risvegli, i soggetti riferivano autovalutazioni di tipo emozionale a contenuto positivo o negativo equivalentemente distribuito ma diversamente accade in soggetti che abbiano subito dei traumi.
Un' ulteriore ricerca ha infatti dimostrato che, analizzando 1401 sogni di 730 soggetti che avevano subito eventi fortemente stressanti, la qualità delle emozioni presenti nei sogni era a valenza negativa: paura, terrore, impotenza-vulnerabilità erano le emozioni prevalenti e caricate di maggior intensità. Quelle positive, se pur presenti, suscitavano immagini più deboli.
Ancor più evidente la reiterazione dello stesso sogno con valenza d'incubo del Disturbo Post-Traumatico da Stress, al punto di diventare sintomi necessario nella diagnosi. Tra i più noti esempi studiati vi sono i veterani del Vietnam e i sopravvissuti all'Olocausto, in questi ultimi la presenza dello stesso sogno angosciante è stata accertata a quarant'anni di distanza.
Il contenuto onirico non sarebbe quindi frutto di una stimolazione casuale, ma una prosecuzione dell'attività emozionale raccolta nella veglia e già accumulata in memoria, che procede con un'elaborazione più libera durante il sonno.
Si ritiene che il sogno sia parte del sistema di processamento informazionale dell'emozione: quanto accade di emozionale nella veglia, sia in forma reale che come pensieri o fantasie, entra a far parte di una rete associativa che trova nella fase REM del sonno una maggiore libertà di espressione, essendo priva delle restrizioni del pensiero organizzato tipico della veglia.
Sembra quindi innegabile che il colore emozionale di eventi vissuti durante la veglia influenzi in misura diretta la rappresentazione onirica. Appare anche comprovato che la valenza emozionale dello scenario onirico influenzi il tono dell'umore del giorno dopo.
Il fine ultimo della rielaborazione emozionale che avviene durante la fase REM del sonno sarebbe dunque quello di preparare l'individuo a far fronte alle difficoltà della vita, attraverso la risoluzione dei problemi di carattere emotivo che la vita inevitabilmente ci pone.
In sintesi, pare oggi raggiunto un certo grado di accordo sul fatto che il sogno, pur nella sua bizzarria e implausibilità, abbia la funzione di provvedere alla salvaguardia della nostra salute emotiva.
Dott. Cosimo Santi
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